lunedì 8 dicembre 2008

Volontariato con AISLA

Alcuni di noi hanno cominciato una collaborazione con la AISLA di Prato. La sezione di Prato è stata da pochissimo inaugurata con un incontro a cui era presente il presidente dell’AISLA Mario Melazzini. Mario Melazzini è una persona davvero speciale, è primario oncologico e anche presidente nazionale di AISLA. Mario è malato di Sla ma rivendica il suo diritto alla vita e con il suo esempio è davvero un grande incoraggiamento e un esempio per tutti coloro che si trovano a soffrire per questa malattia (vedi altro articolo su “Ma che cosa ho di diverso? Il dolore, la malattia e la vita secondo Mario Melazzini”).
Stiamo organizzando degli stand dove, con molta probabilità, venderemo un cd di Irene Grandi che è in uscita in questi giorni e i cui proventi andranno all’associazione. Tra gli obiettivi della sede di Prato ci siamo posti di trovare un sostegno psicologico per i pazienti e le famiglie, nonché assistenza domiciliare 24 h su 24. Sembrano cose scontate e invece non lo sono. L’associazione Calliope, che collabora con AISLA, è riuscita, a Prato, a favorire la raccolta e l’elaborazione di dati epidemiologici su base regionale tramite delle borse di studio pagate a ricercatori dell’area pratese. Questo tipo di ricerca si rivela fondamentale per la regione Toscana che dovrà basarsi su questi dati per qualsiasi intervento presente e futuro.
C’è in previsione anche un convegno medico e un concerto del cantante Ron (da anni testimonial dell’associazione) a marzo a Pistoia. Per ora, vi lasciamo ricordandovi che potete già fare molto diventando soci dell’associazione. Come si diventa soci? Basta pagare 25 euro il bollettino (che troverete agli stand) oppure compilando un bollettino intestato a: “Associazione Italiana Sclerosi Amiotrofica Aisla Onlus” sul c/c 17464280. Riceverete a casa vostra il notiziario Aisla che è un bimestrale. Ci tengo a sottolineare che la nostra collaborazione è individuale, solo chi vuole dare una mano infatti aiuterà, mettendosi in contatto con noi e dando la sua disponibilità. Vedi anche: http://www.aisla.it/ e http://www.calliope.prato.it/

domenica 7 dicembre 2008

Ma che cosa ho di diverso? Conversazioni sul dolore, la malattia e la vita di Mario Melazzini

Diritto di morire o libertà di vivere? Eutanasia o accanimento terapeutico? Autodeterminazione o alleanza? Il confronto serio e costruttivo con tutti i protagonisti del dibattito in corso passa da una condizione preliminare: intendersi sulle parole. Mario Melazzini è malato di Sla ma non vuole morire: “Io non ho mai sentito dire ai malati che hanno provato sulla loro pelle determinate sensazioni: non voglio che mi sia fatto questo trattamento, voglio morire a tutti i costi”. Secondo Melazzini, che in questo libro riflette sui pregiudizi del dualismo”sano/malato”, siamo di fronte a una società folle, che perso di vista la posta in gioco, il senso del vivere e del morire. Al fondo del dibattito sta il vero problema, la disabilità come nuova frontiera della giustizia: “Perché noi malati non possiamo essere liberi di vivere? Perché le nostre città sono disseminate di barriere architettoniche? Questo dimostra che siamo di fatto degli emarginati. La fragilità e la malattia diventano veicoli di isolamento sociale”.
(Liberamente tratto dalla rivista “Notiziario Aisla”, ottobre 2008. L’articolo riprende brani del libro di Mario Melazzini, Ma che cosa ho di diverso? Conversazioni sul dolore, la malattia e la vita, a cura di Marco Burni, Edizioni San Paolo, 2008.)

Intervista a Mario Melazzini: Io, la sclerosi, le staminali e la morte dignitosa.

La scoperta della malattia, la trafila come un paziente qualsiasi, la disperazione, il pensiero del suicidio. Poi l'accettazione del male e una nuova forza interiore. Al servizio degli altri.
I malati di tumore in lotta con leucemie e linfomi qualche speranza di guarigione almeno ce l'hanno fino a quando l'ematologo Mario Melazzini, 47 anni, primario del day hospital oncologico, continuerà a girare sorridente fra loro in camice bianco, a entrare nelle camere sulla sedia a rotelle munita di motore e clacson, a dettare diagnosi con voce ogni giorno più gutturale, a prescrivere terapie puntando una alla volta le lettere sulla video tastiera per disabili del pc con l'unico dito che ancora non si è ribellato ai comandi muscolari.
Che cosa le ha tolto la Sla? A parte la motricità, nulla. Anzi, mi ha dato tantissimo. Mi ha fato percepire quanto la medicina sia impotente di fronte alle malattie. Mi ha insegnato a chiedere aiuto. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno mi sarei soffocato sorseggiando un bicchiere d’acqua? Dal modo in cui uno s’occupa di te capisci d’esistere. C’è stato un momento in cui non amavo più la vita perché mi pareva fatta solo di atti materiali. Come ha scritto Tiziano Terzani, dovremo cercare un farmaco per la mortalità, imparare a distaccarci dal nostro corpo.
Quali cambiamenti le ha imposto? Per me la montagna era ed è tutto. Non poter più camminare,sciare, arrampicarmi…Una rabbia. Ma poi la mente umana ha la capacità di adattarsi, quando si è motivati. Certo, essendo coinvolti i muscoli della masticazione e della deglutizione, ho dovuto dire addio ai piaceri del cibo. Da due anni mi nutro attraverso la Peg, gastronomia endoscopica per cutanea. Ogni tanto mia moglie mi prepara una tazzina di caffè addensato o un frullato di mela, giusto per farmi sentire sulla lingua un sapore diverso dalle sostanze che mi sparano nella pancia attraverso la sonda. Non capisco perché siano tutte aromatizzate alla vaniglia.
Ma come fa dallo stomaco ad arrivare il gusto in bocca? E il reflusso gastroesofageo dove lo mette? Solo ruttini vanigliati: Dopo un po’ non se ne può più.
Quanto ci impiega a nutrirsi? La pompa a infusione è lenta, 80-120 millilitri l’ora. Per mia scelta ho deciso un’unica somministrazione giornaliera. Comincio alle 6 di sera e finisco alle 2 di notte.
In pratica che accade nell'uomo? Per motivi ignoti, nei motoneuroni interviene un accumulo abnorme di glutammato, l'aminoacido usato dalle cellule nervose come segnale chimico. Questo effetto citotossico viene contrastato da un unico farmaco, il Riluzolo. Esiste solo dal 1996 e va assunto precocemente.
Lavorare in ospedale la rassicura? È casa mia.

A che ora arriva? Alle 9. Prima restavo fino alle 19. Ora alle 16 sono esausto. Mi riportano a casa e resto a letto fino alla mattina dopo.E i malati costretti in casa tutto il giorno?Sì sentono murati vivi. Anch'io all'inizio mi sono isolato dal mondo per otto mesi. Ho pensato al suicidio assistito, ho anche telefonato alla Dignitas in Svizzera per informarmi sulle modalità. Ma poi mi sono detto: uè, Mela, e questo il messaggio che vuoi lasciare a chi ti ama, un gesto d'egoismo? Così sono entrato come una formichina dentro l’Aisla, l'associazione dei 4.500 italiani affetti da questa malattia anarchica che non ha una topografia e trasforma ciascuno di loro in un caso unico. Il professor Paolo Rebulla, responsabile della Biobanca italiana dove vengono raccolti gli embrioni in sovrannumero, ha detto: «Non esiste al mondo una sola ricerca sulle cellule embrionali che si possa assodare a procedure applicabili con successo all'uomo. C'è una cellula staminale embrionale che curi il Parkinson? No, che io sappia. Una che curi l'Alzheimer? No. Una che curi il diabete? No». Lo penso anch’io. Semmai la speranza va riposta nelle staminali adulte.
Ha mai sperato in un miracolo? Ho sempre pregato. Ma non ho chiesto la grazia della guarigione. Lui sa quali sono i miei bisogni.
Pensa che ci siano malattie peggiori della Sla? Sì. L'Alzheimer, per esempio. Sa che fortuna ho a poter contare su un cervello che ancora funziona? Oddio, magari se fossi stato un operaio della Fiat oggi mi ritroverei a casa, con una pensione d'invalidità, a maledire il mondo. La Sla non è come la tetraplegia che ti trasforma in un legnaccio. Conservi le funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali. Però diventi un contenitore. E ogni giorno ti accorgi che qualcosa nel corpo sì spegne.

sabato 22 novembre 2008

mercoledì 22 ottobre 2008

martedì 14 ottobre 2008

I libri che leggiamo...



L'eleganza del riccio, romanzo di Muriel Barbery pubblicato da Edizioni e/o.

Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maìtres a penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.




Recentemente abbiamo visto...

Volver di Pedro Almodovar - recensione di Elisa Giulidori - FILM UP

Donne, donne, donne, ancora e solo donne, nessuno come Almodovar sa raccontarle, renderle così affascinati e meravigliose, forti e fragili ad un tempo, generose e spietate. Nell'universo di "Volver" gli uomini sono banditi, solo comparse fugaci, figure evocate dal ricordo. Dopo il cupo e maschile "La mala education" il regista madrileno ritrova la leggerezza, grazie ad un gruppo di meravigliose attrici, ad una storia personale, ma non autobiografica, dove l'unico fantasma realmente presente è quello della madre del regista.

Il film ruota attorno a tre donne dalla vita complessa: Raimunda, sposata con un operaio disoccupato e con una figlia adolescente; sua sorella Sole, timida e paurosa che si guadagna da vivere con un negozio di parrucchiere abusivo e la loro madre, Irene, presumibilmente morta in un incendio insieme al marito. Ma importante è anche la figura di Augustine, la vicina di casa delle ragazze che nella primissima scena è intenta a sistemare la sua tomba, in un cimitero spazzato da un vento fortissimo e incessante, dove moltitudini di donne cercano di sistemare i fiori e pulire le lapidi.

Una scena che pare surreale e invece è realistica, una visione spiazzante della morte, vissuta con naturalezza e serenità. Fin da questa scena si evidenziano i due elementi caratterizzanti dell'intero film: la morte e la visione femminile della vita che contiene l'origine di tutte le cose, il luogo in cui tutto comincia e a cui tutto ritorna.

E' straordinario il modo in cui Almodovar è riuscito, partendo da ricordi personali, ad arrivare a raccontare temi universali, che riescono a toccare le corde più profonde di ognuno di noi. I tagli delle scene, la scelte delle inquadrature, la costruzione dello spazio denotano una capacità registica rara: è talmente bravo che riesce ad emozionare anche solo mostrando la Cruz che lava i piatti. Le sue immagini, sono talmente eloquenti che non hanno mai bisogno di una voce fuori campo per spiegare situazioni o personaggi. Un film da non perdere.

La frase: "E' molto doloroso che una figlia non ami sua madre".

martedì 7 ottobre 2008

SBLOGGHIAMOCI!!!

Carissimi nonsolosingle,

vorremmo ricordarvi che il blog è stato creato per voi, quindi fatevi coraggio e cominciate ad usarlo, scrivendo commenti, proposte, riflessioni, articoli, dissensi. Abbiamo bisogno delle vostre idee e suggerimenti!

Quali sono le vostre proposte per vederci nel weekend o per le serate non ufficiali o ufficiali?

Il blog può davvero essere il mezzo migliore per comunicare, per rimanere in contatto e per conoscerci meglio, un filo conduttore fra tutti gli amici sparsi per gli angoli più remoti della Toscana, fino al prossimo incontro!

Rendiamo il blog uno strumento interattivo tramite cui scambiare opinioni, idee e incoraggiamenti attraverso i post ma anche attraverso fotografie, canzoni, articoli, disegni e quant’altro vi sembri appropriato al tema.

Intanto vi diamo un’anticipazione sul tema del prossimo incontro che riguarderà l’amicizia, le relazioni e le varie modalità di comunicare. Preparatevi, trovando materiale interessante, inviateci le vostre idee in proposito. Siamo curiosi di vedere una trasformazione completa del blog grazie ai vostri contributi e ai vostri scambi di opinioni. Allora non ci resta che raccomandarvi di renderlo vostro e soprattutto fruibile a chiunque si voglia aggiungere. Non ci stancheremo mai di ripetere che il blog deve essere utilizzato dai single!!!

SULL'AMICIZIA E SULLE RELAZIONI...


Un giorno un'insegnante chiese ai suoi studenti di fare una lista dei nomi degli altri studenti nella stanza su dei fogli di carta, lasciando un po' di spazio sotto ogni nome.

Poi disse loro di pensare la cosa più bella che potevano dire su ciascuno dei loro compagni di classe e scriverla.

Ci volle tutto il resto dell'ora per finire il lavoro, ma all'uscita ciascuno degli studenti consegnò il suo foglio.

Quel sabato l'insegnante scrisse il nome di ognuno su un foglio separato, e vi aggiunse la lista di tutto ciò che gli altri avevano detto su di lui/lei.

Il lunedì successivo diede ad ogni studente la propria lista. Poco dopo, l'intera classe stava sorridendo. 'Davvero?' sentì sussurrare. 'Non sapevo di contare così tanto per qualcuno!' e 'Non pensavo di piacere tanto agli altri' erano le frasi più pronunciate.

Nessuno parlò più di quei fogli in classe, e la prof non seppe se i ragazzi l'avessero discussa dopo le lezioni o con i genitori, ma non aveva importanza: l'esercizio era servito al suo scopo.

Gli studenti erano felici di se stessi e divennero sempre più uniti.

Molti anni più tardi, uno degli studenti venne ucciso in Vietnam e la sua insegnante partecipò al funerale. Non aveva mai visto un soldato nella bara prima di quel momento: sembrava così bello e così maturo...

La chiesa era riempita dai suoi amici. Uno ad uno quelli che lo amavano si avvicinarono alla bara, e l'insegnante fu l'ultima a salutare la salma.

Mentre stava lì, uno dei soldati presenti le domandò 'Lei era l'insegnante di matematica di Mark?'. Lei annuì, dopodiché lui le disse 'Mark parlava di lei spessissimo'. Dopo il funerale, molti degli ex compagni di classe di Mark andarono insieme al rinfresco. I genitori di Mark stavano lì, ovviamente in attesa di parlare con la sua insegnante.

'Vogliamo mostrarle una cosa', disse il padre, estraendo un portafoglio dalla sua tasca. 'Lo hanno trovato nella sua giacca quando venne ucciso.

Pensiamo che possa riconoscerlo'. Aprendo il portafoglio, estrasse con attenzione due pezzi di carta che erano stati ovviamente piegati, aperti e ripiegati molte volte.

L'insegnante seppe ancora prima di guardare che quei fogli erano quelli in cui lei aveva scritto tutti i complimenti che i compagni di classe di Mark avevano scritto su di lui. 'Grazie mille per averlo fatto', disse la madre di Mark.

'Come può vedere, Mark lo conservò come un tesoro'.

Tutti gli ex compagni di classe di Mark iniziarono ad avvicinarsi. Charlie sorrise timidamente e disse 'Io ho ancora la mia lista. E' nel primo cassetto della mia scrivania a casa'. La moglie di Chuck disse che il marito le aveva chiesto di metterla nell'album di nozze, e Marilyn aggiunse che la sua era conservata nel suo diario. Poi Vicki, un'altra compagna, aprì la sua agenda e tirò fuori la sua lista un po' consumata, mostrandola al gruppo. 'La porto sempre con me, penso che tutti l'abbiamo conservata'.

In quel momento l'insegnante si sedette e pianse. Pianse per Mark e per tutti i suoi amici che non l'avrebbero più rivisto.

Ci sono così tante persone al mondo che spesso dimentichiamo che la vita finirà un giorno o l'altro. E non sappiamo quando accadrà.

Ricorda, 'chi semina raccoglie'. Quello che metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua...

venerdì 3 ottobre 2008

COSA VOGLIONO I SINGLE...


Durante l’incontro del 28 settembre i gruppi hanno delineato alcuni temi sui quali lavoreremo nei prossimi incontri. Tra le tematiche scelte ci sono: la condizione dei single, il fidanzamento, il matrimonio, il sesso, il rapporto con il partner ed eventuali figli, l’amicizia, la comunicazione, uno stile di vita soddisfacente, il servizio dei single nella chiesa.

La nostra proposta è che siate proprio voi a documentarvi sulle tematiche che vi stanno più a cuore, e condividere con il gruppo i vostri pensieri, su questo blog o di persona nei prossimi incontri.

giovedì 2 ottobre 2008

Cosa dicono di noi...

Domenica scorsa abbiamo chiesto ai non single cosa pensano di noi single, proponendo un questionario.

Ecco cosa è venuto fuori:

Essere single significa: scelta di vita, avere più tempo libero, tirarsi su le coperte da soli, risparmiare soldi, essere più liberi nelle scelte, avere meno responsabilità.
La gente pensa che i single: siano sfortunati, siano strani, socialmente disprezzati, non vogliano assumersi responsabilità, non riescano a stabilire relazioni stabili. Altri hanno detto che i single sono fortunati perchè hanno più tempo libero, sono intelligenti perchè liberi di compiere le proprie scelte, coltivare le amicizie.
Uno dei vantaggi di essere single è: avere la libertà di gestire il tempo, scoprire cosa si vuole dalla vita, conoscere meglio se stessi, avere tempo da dedicare al Signore, portare avanti progetti personali.
Che ruolo potrebbero ricoprire i single nella Chiesa? possono ricoprire tutti i ruoli, potrebbero dedicarsi di più alle attività in modo equilibrato.
Quali sono i luoghi comuni verso i single? si ritiene che siano sfortunati. Altri hanno detto che si pensa che escano sempre la sera, e che si divertono di più.
Se fossi un single, quali sarebbero le tue aspettative? mi dedicherei ad aiutare il prossimo, viaggerei di più, studierei per diventare un musicista.
Le persone dovrebbero essere sposate entro? i 30-40 anni. Altri hanno detto che non c'è un limite di età.

Cosa rispondete? Siete d'accordo?

How to survive heartbreak and other full-blown meltdowns

by Marian Jordan
September 3, 2008

One date. Just one itsy-bitsy date (and I'm not referring to the fruit). You know that thing when the guy picks up the girl and takes her out to dinner; that's the kind of date I'm talking about. That's all I wanted—or, rather, thought I needed.

So, I prayed. For a date that is. Not intense, on-my-face type of prayer, but we (God and I) did discuss my need/want of a date on a somewhat regular basis.

A Dating Desert
I truly believed that producing a date wasn't a huge task for the Creator of all life. Surely, I surmised, this wasn't a big deal for God. Or so my line of reasoning believed, and I had the theology to back it up. If God is really the all-powerful Creator of the universe, then it would seem that conjuring up one eligible male prospect wouldn't be all that difficult.

After all, God did speak the world into existence, right?

He does own everything, right?

He does sustain the universe by His awesome power, right?

So how hard could it be for Him to produce one eligible member of the opposite sex? Not too difficult, I would assume. It's not like I'm asking for world peace … just dinner.

Yet for nine whole months I didn't even meet one guy that I would have coffee with, much less a full meal. This was a dating desert with no oasis in sight.

So, why did I need a date, you ask? Pride.

to read more, go to http://www.christianitytoday.com/singles/newsletter/2008/mind1001.html

mercoledì 1 ottobre 2008

BAMBOCCI GENERATION - CHI HA TARPATO LE ALI DEI TRENTENNI?

Conducono la classica vita giovanile passando da un locale all’altro, mojito in una mano e sguardo ammiccante. Amano superare il limite e comportarsi da ragazzini, stanno ancora cercando di capire in che direzione andare e cosa fare della propria vita. Hanno la spensieratezza e i dubbi assillanti di chi ha ancora tutta la giovinezza davanti. Se non fosse per un dettaglio: di anni ne hanno già trenta.

È la Generazione degli eterni Peter Pan impietosamente ritratta da tanta cinematografia (dall’”Ultimo Bacio” a “Da 0 a 10”), analizzata da una ricca letteratura, posta sotto la lente di ingrandimento dei sociologi di mezza Europa. Si, perché, in tanti non si riescono a spiegare come quegli stessi adulti che nella generazione precedente erano già felicemente sposati, con un mutuo sulle spalle e dei pargoli seduti in cucina, oggi invece abbiano come un’unica ambizione la vacanza a Tenerife, come obiettivo più lontano arrivare, alla fine del mese e come donna scelta per la vita, una sola, la mamma. Vivono ancora a casa, hanno uno stipendio precario, ma tutto sommato mantengono ancora il giusto spirito per comportarsi da farfalloni. Per descriverli è stata coniata ogni possibile etichetta: dall’evergreen “mammoni”, al Padoa-Schioppiano “bamboccioni”, per giungere all’ultimo epiteto affibiatogli da Enrico Salza, “fessi”. Nessuno si risparmia in complimenti per questi inguaribili giovani dei nostri tempi...ma sarà proprio tutta colpa loro?

Un futuro ipotecato dai Boomer

Nessuno vuole trovare delle scusanti per chi a 35 anni si fa ancora stirare le camice da mammà, ma la sociologia ha scoperto che qualche attenuante è dovuta anche a loro: provateci voi ad essere nati da quella generazione di sessantottini che aveva tentato di cambiare il mondo. Difficile reggere il confronto. Come se non bastasse, i Boomer (così sono detti i nati tra il 1946 e il ’65), dopo aver vissuto la propria vita covando rosee aspettative per il futuro sull’onda del boom economico, hanno lasciato il conto da pagare ai propri figli: così i trentenni di oggi si sono ritrovati già negli anni ’90 schiacciati da un debito pubblico incolmabile che non avevano in nessun modo contribuito a creare.

Circostanze già evidenziate da Tommaso Pellizzari nel suo libro “Trenta senza lode”: paragonando la quotidianità dei Boomer e quella dei trentenni di oggi si vede che mentre i primi non avevano preoccupazioni economiche e potevano per questo concentrarsi sul loro futuro, mettendosi in gioco e sperimentando nuove vie di realizzazione, i secondi sono invece afflitti dal pensiero del domani e vivono per questo solo il presente, evitando di fare progetti a lunga scadenza. I Boomer – sostiene Pellizzari - sono cresciuti nella convinzione di avere un ruolo fondamentale nella storia, i trentenni di oggi, invece, difficilmente credono che potranno avere successo e, poiché per loro il futuro rappresenta una minaccia, preferiscono vivere fino in fondo il presente.

Ed in effetti non c’è di che stare allegri. Secondo una recente ricerca svolta dal prof. Rosina, dell’Istituto di Demografia della Cattolica di Milano, i giovani italiani risultano avere il minor peso elettorale di tutta Europa, vantano i più bassi livelli di scolarizzazione e occupazione e salari tra i più miseri. Non ci sono dubbi: «In Europa i giovani italiani sono quelli che contano meno dal punto di vista sociale, economico, demografico e politico». Con buona pace dei sessantottini di successo incollati alle proprie poltrone.

Blogga che ti passa

Di fronte alle avversità, però, c’è chi è ancora in grado di riderci sopra. In un momento in cui ognuno ha la sua opinione sui trentenni, i trentenni stessi prendono in mano la situazione decidendo di raccontarsi: così in rete fioccano i blog dedicati a questa generazione incompresa. I toni sono tra i più diversi: ci sono i CinicamenteTrentenni che pur essendo laureati e felicemente sposati si sentono ancora in bilico e ci sono poi i TrentaSenza, che, senza troppe ipocrisie, raccontano in maniera ironica la vita un po’ frivola e talvolta rassegnata dei trentenni di oggi “Senza identità. Senza riferimenti. Senza partner. Senza maturità. Senza direzione. Senza posto fisso. Senza cultura. Senza sostanza. Senza palle. Senza speranza. La "generazione senza" si descrive senza peli sulla lingua”.

E voi, ventenni o adulti avviati sulla via dei trenta, cosa ne pensate? Non esistono attenuanti per un certo modo di comportarsi dei trentenni di oggi o la situazione economica e sociale è tale da generare una sfiducia che si riflette sul modo di vivere la vita? Se siete o conoscete trentenni inguaribili ragazzini, fate sentire la vostra voce!

www.lastampa.it

lunedì 22 settembre 2008

sabato 16 agosto 2008

A.A.A. cercasi creatori di logo

  • scatenate la vostra fantasia e creatività per realizzare l’immagine che meglio interpreti il significato e la vera essenza di nonsolosingle!
  • il logo più bello verrà votato alla prossima riunione e diventerà il nostro simbolo sul blog, volantini, magliette ecc. ecc.

non c’è bisogno di essere esperti di web, grafici, o tipografi per creare il logo, usate i vostri talenti e lanciatevi!

…E SE IL NATALE DIVENTASSE DI NUOVO UN EVENTO CHE HA CAMBIATO IL MONDO?

Qualcuno di voi ha detto: “non credo nel Natale”…beh, neanche noi: crediamo in Dio, non nel Natale. Ma festeggiarlo può offrire lo spunto per ricordare in modo speciale il dono di Dio agli uomini, per raccontarlo ai bambini e per donare qualcosa di noi agli altri. Che cosa lo decidiamo noi. Possiamo limitarci al bagnoschiuma alla zia di turno, oppure fare una visita a un amico malato, invitare a pranzo chi è da solo, o fare volontariato anche per un solo giorno dell’anno.

Perché proprio durante le feste di Natale?

Perché siamo sempre così di fretta, così presi da milioni di cose che c’è bisogno di un giorno speciale per tirare il freno a mano e accorgerci degli altri. Possiamo invertire questa tendenza verso il consumismo e l’apparenza, e impegnarci a “spendere meno, dare di più, amare tutti e adorare pienamente”, come suggerisce il progetto Advent Conspiracy.

Il dono di Dio a noi è stato una relazione costruita sull’amore. Per questo crediamo che il Natale dovrebbe essere un momento per amare i vostri vicini e la vostra famiglia. Il TEMPO è il vero regalo che il Natale ci offre, e purtroppo non lo possiamo trovare in vendita nel centro commerciale. Tempo di scrivere una lettera a tua madre. Tempo di portare i bambini sullo slittino. Tempo di cucinare qualcosa per qualcuno. Tempo di rendere l’amore visibile con i fatti.

Molto meglio che comprare il solito regalo sbagliato, no? Hai bisogno di qualche idea per ispirarti? Clicca qua sotto e guarda cosa hanno fatto diverse persone in tutto il mondo per donare qualcosa di loro durante l’avvento.

www.adventconspiracy.org

http://www.youtube.com/watch?v=eVqqj1v-ZBU

ADOZIONI: A MAGGIO IL CONSIGLIO D’EUROPA DARA’ VIA LIBERA AI SINGLE

I single potranno avere il diritto di adottare un bambino e tutti gli Stati europei dovranno modificare le loro leggi nazionali per adattarle a questo principio. Tutto questo accadrà a maggio, quando il Consiglio d’Europa approverà il nuovo testo della Convenzione europea sull’adozione di minori.

È quanto Maud de Boer-Buquicchio, vice segretario generale del Consiglio d’Europa, ha anticipato alla testata Vita.it Magazine. “La Convenzione attualmente in vigore” dice il testo del Consiglio “risale al 1967, dopo quarant’anni bisognava tener conto dei cambiamenti che si sono verificati all’interno della società. Per questo la nuova Convenzione estende la possibilità di adottare anche ai single e alle coppie eterosessuali non sposate”.

Il vice segretario parla in modo esplicito anche dell’obbligatorietà per gli Stati nazionali di recepire questa indicazione: “Quello dei single è un diritto pieno, e gli Stati saranno obbligati a modificare le loro leggi”.

L’Italia stessa sarà coinvolta da questo processo, visto che la legge che regola le adozioni, la 149 del 2001, consente l’adozione solo ai coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni.